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Il dolore e il piacere dell’esplorare
Un insegnamento
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Ieri il bosco mi ha impartito una seria lezione, prima di ieri non avevo fatto i conti con il dolore, per me fare una corsa nel bosco, tuffarmi nella natura era solo fonte di piacere.

Sapevo che correre nella natura comporta dei rischi, richiede molta attenzione, tuttavia, pur sapendo, ho sottovalutato il mondo la fuori che può impartire severe lezioni come infatti mi è accaduto.

Più corri, più ti alleni e più senti che potresti fare di più, così quel dislivello (limite) che prima sembrava insormontabile piano piano diventa superabile, oltre-passabile, e così cominci a spingerti sempre più in là, sempre più in alto, sempre più veloce.

Senti il desiderio che ti spinge ad andare oltre il conosciuto, oltre l’esplorato e cominci a disegnare nuove rotte, tratte, sentieri.

Questo è quello che ho fatto e che mi è accaduto, ho disegnato grazie alla tecnologia che offre Garmin un nuovo percorso e in totale solitudine mi ci sono immerso.
Non avevo fatto i conti sul fatto che c’è una differenza sostanziale tra l’idea di un percorso, pur avendolo tracciato su una mappa, e la realtà del percorso.

La prima metà del sentiero è stata bellissima. Ho trovato un laghetto nascosto, stavo bene, mi sentivo in forma, la salita era tosta, ma con calma, mantenendo la mente concentrata sono riuscito a salire di corsa un tratto che in un’altra occasione avevo in parte camminato (Bilancino è il nome del sentiero, 336m il dislivello).

Salgo, scendo, torno sulla strada e risalgo nuovamente per un sentiero nel bosco che passa vicino al Canyon del “Fosso del Diavolo”, proseguo oltre e senza che me ne renda conto inizio ad addentrarmi lungo un piccolo stradello che i rovi cominciano a chiudere, avevo il cellulare con me, la traccia da seguire, davanti a me la strada, stretta, piena di rovi, decido di andare avanti.

Non potevo più correre, ma solo camminare. Il tempo ha cominciato ad allungarsi, la sera si avvicinava, cominciavo a pensare alla mia famiglia che avrebbe potuto stare in pensiero, così ho continuato a procedere, intanto i rovi si facevano sentire, sulle mie gambe, aprendo ferite, non profonde, ma fastidiose.

Un percorso difficile di 9k e circa 400m di dislivello

Tratto quasi impraticabile per via dei rovi che chiudono il sentiero

Il tratto di sentiero ricoperto dai rovi è stato piuttosto lungo, ma ormai mi ero addentrato troppo, dovevo proseguire, il tempo passava, scorreva inesorabile, il sole tramontava.

A fatica sono riuscito ad uscire e trovare finalmente un sentiero largo che conosco, ho ripreso a correre, però non ero tranquillo avevo perso troppo tempo.

Proseguendo ho incontro tre ragazzi in mountain bike, capisco che in questi luoghi non è consigliabile venire da soli, sopratutto come nel mio caso con poco tempo a disposizione e la sera ormai prossima.

Sarei potuto rimanere sul sentiero largo e aperto, ma avrei fatto troppo tardi, allora ho deciso di seguire la mappa che avevo sullo smartphone rientrando nel bosco.

Adesso sarebbe stata solo discesa, procedo quindi guadagnando terreno e tempo: “manca solo 1km” mi dico, guardo nuovamente il cellulare, lo riguardo come preso da una compulsione, e poi lo scontro: non mi sono accorto di un ramo di leccio che sbucava sul sentiero e ci sono andato addosso sbattendo forte la testa.

Quando mi sono toccato la nuca ho scoperto che sanguinavo, così ho ripreso a correre cercando di tamponare la ferita con la fascia che sono solito portare in fronte.

Finalmente arrivato all’auto torno a casa, la mia compagna era preoccupata, mi aveva telefonato e non avevo visto, mi faccio medicare e comincio a riflettere su quanto mi è capitato.

Oggi sono consapevole che la natura possa rivelarsi un posto spietato, duro, esattamente come allo stesso tempo può essere vissuto come un paradiso, un luogo incantato, magico, di pace e serenità. Sono molte le culture che considerano la natura un luogo sacro e quando si parla di sacro generalmente ci si riferisce a qualcosa che non possiamo toccare, che non è né solo bene, né solo male, che è bene e male allo stesso tempo.

Come creature dotate di coscienza e consapevolezza abbiamo la possibilità di gestire la nostra presenza in questi ambienti affinché sia positiva per noi. Per farlo è fondamentale avere un senso del limite, sentire il limite, prima di trovarsi irrimediabilmente oltre il limite stesso, dove abita il panico.

Mantenere la mente concentrata, attenta, salda, non lasciarsi prendere dalla fretta, e comprendere, come ora ho capito, che quanto si progetta, pensa, architetta, non è mai la realtà in sé; occorre cautela.

Ringrazio ancora quel ramo di leccio che mi ha impartito una sonora, salvifica, lezione.

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